Bullismo? No grazie!
"Mamma, perchè i miei compagni mi hanno tolta dal gruppo di Watts App? Cosa ho fatto?". "Papà, mamma, perchè nessuno mi invita alla sua festa?".
E' possibile che prima o poi uno dei nostri figli si ritrovi in una situazione simile, ed è fondamentale saper rispondere a queste domande nel giusto modo.
Un gesto, una parola, una offesa virtuale o reale ... è importante distinguere tra prepotenza e bullismo.
Quando possiamo parlare di bullismo?
Il bullismo è una forma di comportamento aggressivo con caratteristiche peculiari e distintive, sulle quali c’è un vasto consenso a livello internazionale. Nel testo Bullismo: le azioni efficaci della scuola. Percorsi italiani alla prevenzione e all'intervento si possono trovare alcune indicazioni sui segnali di disagio degli studenti, utili per gli insegnanti, e delle proposte di intervento per lavorare sul
riconoscimento e sulla prevenzione del bullismo.
Ma vediamo di capire un pò meglio cosa vuol dire essere un bullo e essere una vittima.
Il bullismo è caratterizzato da tre fattori che permettono di discriminare questo fenomeno da altre forme di comportamento aggressivo e dalle prepotenze. Questi fattori sono:
- L’intenzionalità: il comportamento aggressivo viene messo in atto volontariamente e consapevolmente
- La sistematicità: il comportamento aggressivo viene messo in atto più volte e si ripete quindi nel tempo
- L’asimmetria di potere: tra le parti coinvolte (il bullo e la vittima) c’è una differenza di potere, dovuta alla forza fisica, all’età o alla numerosità quando le aggressioni sono di gruppo. La vittima, in ogni caso, ha difficoltà a difendersi e sperimenta un forte senso di impotenza.
Numerosi studi, hanno identificato diverse forme di bullismo, più o meno esplicite e osservabili, a seconda della tipologia di azioni che vengono messe in atto:
- Bullismo diretto: comportamenti che utilizzano la forza fisica per nuocere all’altro. In questa categoria sono presenti comportamenti come picchiare, spingere, fare cadere, ecc.
- Bullismo verbale: comportamenti che utilizzano la parola per arrecare danno alla vittima. Ad, esempio, le offese e le prese in giro insistenti e reiterate
- Bullismo indiretto: comportamenti non direttamente rivolti alla vittima ma che la danneggiano nell’ambito della relazione con gli altri. Sono comportamenti spesso poco visibili che portano all’esclusione e all’isolamento della vittima attraverso la diffusione di pettegolezzi e dicerie, l’ostracismo e il rifiuto di esaudire le sue richieste.
All’interno delle scuole il bullismo riguarda tutti gli alunni, e non solo quelli che vi prendono parte in maniera più evidente. I ruoli che possono essere assunti dagli allievi, sono i seguenti:
- Bullo: chi prende attivamente l’iniziativa nel fare prepotenze ai compagni
- Aiutante: chi agisce in modo prepotente ma come “seguace” del bullo
- Sostenitore: chi rinforza il comportamento del bullo, ridendo, incitandolo o semplicemente stando a guardare
- Difensore: chi prende le difese della vittima consolandola o cercando di far cessare le prepotenze
- Esterno: chi non fa niente ed evita il coinvolgimento diretto o indiretto in situazione di prepotenza
- Vittima: chi subisce più spesso le prepotenze.
Da vedere la
Puntata della Rai del 23/11/2016 "Mai più bullismo".
Giorgia ha 14 anni e vive a Varese con sua madre e sua nonna. Suo padre ha abbandonato la famiglia quando lei aveva sei anni. Giorgia subisce episodi di bullismo dalle scuole elementari e in terza media è stata anche aggredita fuori dalla scuola e insultata insieme alla madre via whatsapp. Giorgia vuole lasciarsi alle spalle questi anni di sofferenza e ha chiesto a Pablo Trincia di aiutarla a ritrovare la serenità con i suoi compagni di classe.
Di bullismo si parla ancora anche allo Zecchino d'Oro, con la canzone "Quel bulletto del carciofo" che ha vinto pochi giorni fa la 59^ edizione.
Per approfondire l'argomento:
Dalla parte del bullo e della vittima: come intervenire e prevenire
State of mind - giornale delle scienze psicologiche: il bullismo
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